Il gruppo è formato da famiglie di diversa età e composizione che si incontrano mensilmente per confrontarsi, prendendo spunto da brani biblici, su tematiche di vita di coppia e non, con lo scopo di affrontare al meglio il cammino familiare e di comunità; il tutto è condito da uno spirito di serenità e apertura, senza giudizi e forzature.

Per permettere ai genitori di seguire gli incontri alcune volontarie, dei diversi gruppi parrocchiali, si offrono come baby sitter impegnando i più piccoli in attività ludiche e ricreative. Normalmente gli incontri, che si tengono al sabato pomeriggio, scaturiscono in una cena di gruppo in condivisione i cui grandi e piccini posso mangiare in allegria e consolidare le singole amicizie e la fede comunitaria.  Inoltre due volte l’anno si organizzano delle convivenze, in autogestione,  di qualche giorno, con lo scopo di rinsaldare i rapporti e condividere momenti di normalità quotidiana nel segno della fede e come base per il confronto.

Se vuoi saperne di più e/o sei interessato puoi contattare la nostra Isa all’indirizzo  giovanifamigliepantigliate@yahoo.it, intanto puoi leggere la testimonianza che segue presentata in occasione della festa della famiglia di gennaio 2019 che ci rappresenta molto.

Il gruppo Famiglia Pantigliate

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Desideriamo raccontare, tramite alcuni spunti dalle testimonianze del Gruppo, come cerchiamo di capire questa cosa e cosa c’entra con noi. I vangeli ci descrivono spesso la Santa Famiglia in cammino: anche noi ci sentiamo in cammino.

È un cammino innanzitutto personale. Desideriamo la felicità, un senso per le cose, e allo stesso tempo, o probabilmente prima, ci rendiamo conto che non ci basta niente e che al fondo c’è un desiderio insoddisfatto. Una nostra amica racconta: “Io ho vissuto per buona parte della mia vita l’andare in Chiesa come una tradizione. Essendo questo privo di senso e di gusto a un certo punto mi sono allontanata dalla religione. Intanto però cresceva in me il bisogno di trovare un ‘centro di gravità permanente’, che mi facesse stare bene e che desse un senso anche alla fatica della vita”. Non c’è niente da fare! Tutti noi abbiamo dentro un desiderio di infinito, di inesauribile.

Anche l’esperienza affettiva non ci salva da questa nostalgia. Un altro racconto: “Con l’innamoramento il mio desiderio di felicità sembrava finalmente essere appagato. Ci furono delle incomprensioni che mi fecero mettere in discussione il rapporto che stavo vivendo. Un amico mi fece notare: ‘E se il tuo fidanzato non ci fosse più, che ne sarebbe della tua vita?’. Questa domanda mi fece rendere conto che in realtà la mia felicità non poteva coincidere solo con il mio fidanzato, ma che la bellezza che lui mi aveva fatto intravvedere dipendeva da un amore più grande. Lui era, ed è tuttora, il segno di un amore più grande”. In un rapporto amoroso, affettivo, è la prospettiva dell’eterno che lo rende lieto e mentre lo rende lieto, lo rende libero dalle condizioni: quanto più c’è questo distacco dentro, tanto più diventa lieto.

C’è bisogno che accada qualcosa fuori da noi. Si cerca, e proprio allora può avvenire qualcosa: un fatto nella vita. Continua la nostra amica che cercava ‘un centro di gravità permanente’: “Mi è stato proposto un percorso di catechesi per coppie, e lì, leggendo e riflettendo sulla Parola insieme ad altri, ho cominciato a conoscere meglio Gesù e a capire che forse era Lui il punto di riferimento che cercavo”. Oppure scrive un’altra amica: “Tutto nasce da un invito e da un sì nell’accettarlo. Quel sì ti ha messo già in movimento verso qualcosa. ‘Perché non venite a conoscere queste famiglie che si incontrano periodicamente in oratorio?’ Ok!”. Suo marito reagisce alla proposta con “‘Io non ci vengo!’”, ma poi: “la mia dolce metà non ha desistito (per fortuna)!”. La fede in Gesù non è una religione, ma è un incontro con un avvenimento, con una Presenza in carne e ossa, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva. Quando ti accorgi di questo fatto hai come un sobbalzo: Gesù ti scuote umanamente attraverso dei volti come te. È una bella sfida! Ma basta semplicemente un nostro ‘sì’.

L’umanità che si riscopre, così, diventa in noi capace di vivere più autenticamente la realtà che ci circonda. Innanzitutto nella famiglia. Uno di noi riflette: “La coscienza di essere amati, amati da un amore più grande che nessuno uomo o donna può dare, ma testimoniato da persone concrete, uomo o donna, uomini e donne, permette di amare e accogliere a nostra volta, ma in modo diverso: si ama e si accoglie con una tenerezza diversa il coniuge, i figli, gli amici, la scuola, il lavoro, la fatica, le circostanze”. Un altro piccolo racconto: “Sono felice che il Signore mi abbia messo sulla Sua strada e continua a sostenermi nel mio cammino personale, che mi ha fatto capire tante cose e tanto ancora ho da imparare, da scoprire, da capire. È importante che non sono sola. C’è Lui e i suoi doni – la famiglia, gli amici, la comunità, la Chiesa… Sono felice che Lui sia il fondamento dell’unione tra me e mio marito, Qualcuno che dà il senso e la gioia alla nostra famiglia”.

Da soli non reggiamo: senza una compagnia, cioè che accompagna e che si chiama Chiesa, ritorneremmo ad ‘avvilupparci’ di nuovo su di noi e dimenticarci il bello che abbiamo davanti ogni giorno. Questa è l’esperienza forte che ci sostiene grazie a un cammino comune. Un amico scrive: “Il Gruppo Famiglie è diventato una parte integrante della nostra vita, una famiglia allargata per camminare insieme sul percorso che Dio ha preparato per ognuno di noi”. Una new entry osserva: “Oltre alla dimensione più intima della famiglia abbiamo però un altro grande supporto: la comunità parrocchiale ci dona la preziosa opportunità di camminare insieme ad altre famiglie che, come noi, affrontano difficoltà, provano momenti di gioia e cercano di vivere secondo la parola del Signore”. Insomma, basta guardare, e una può dire che “Apparentemente nulla è cambiato nella nostra quotidianità, se non occhi nuovi per riscoprire in quel Vangelo rispolverato una fonte di gioia che non toglie nulla alla tua vita, ma ti dona tutto”. E cresce l’attenzione: “Questo grande dono porta con sé non solo la gratitudine ma anche la responsabilità verso i fratelli che sono ancora in ricerca della Verità. Durante il cammino, sia personale che quello comunitario, dobbiamo ricordarci di questo aspetto, pregando il Signore di aprirci gli occhi per riconoscere la sua continua presenza e la sua misericordia”.

Anche i figli vedono qualcosa di diverso. Una figlia tredicenne: “Il Gruppo per me è come una grande famiglia”. Un’altra piccola amica riconosce che “partecipando alle vacanze in convivenza del Gruppo Famiglie ho capito che l’amicizia è molto importante. L’ho capito vedendo tutti i gesti di solidarietà tra noi. Anche se alcuni gesti sembrano piccoli, per la persona che è in difficoltà è un aiuto importantissimo”.

Chi è più avanti in questo cammino ci ricorda che l’importante è mettersi a disposizione di Dio: “siamo consapevoli di essere stati semplicemente ‘strumenti’ coi quali ha operato lo Spirito Santo. Ora ci sentiamo, con grande gioia, parte di questa realtà di famiglie che ha già fatto parecchia strada”. Oppure ci testimonia la consapevolezza che con Gesù tutto è valorizzato, anche le differenze tra noi: “Al di là di tutto, andiamo avanti insieme, e dai nostri incontri torniamo pieni di speranza perché ogni volta il Signore raggiunge il nostro cuore e sentiamo che davvero tutto, con Gesù, diventa possibile e vivibile perché è tutto suo”.

In famiglia e nella comunità c’è il passo del perdono: i nostri limiti e difetti non mettono più in discussione il motivo grande per cui si sta insieme. Vuoi bene, senza una pretesa sull’altro, e si diventa capaci di donarsi e perdonare. I difetti e tradimenti, quando riconosciuti e offerti, vengono anche tramutati, e piano piano non diventano più un ostacolo. E nel cammino c’è anche il passo della valorizzazione: ogni talento viene esaltato. Sottolinea infatti un amico: “è una strada dove scoprire che la fatica insieme non è poi così faticosa, dove ognuno ha un ruolo e nessuno è escluso e ha il suo contributo nel cammino di fede insieme”. Dentro la grande esperienza nella Chiesa, ogni circostanza ci permette di vivere questa misericordia tra noi.

Il cammino personale, in famiglia, nel gruppo e nella comunità non termina mai, non c’è un traguardo per sentirsi a posto: ogni giorno facciamo un passo, ma qualche volta torniamo indietro, sbandiamo, ci fermiamo, ma insieme riprendiamo e non perdiamo la fiducia di una direzione. Conclude così un’ultima frase di uno di noi: “Grazie al Gruppo Famiglie, perché ci fa toccare con mano che ognuno è un dono per l’altro!

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