Domenica 10 gennaio il Gruppo Famiglie ha tenuto il consueto incontro mensile,
rigorosamente “a distanza” in collegamento Zoom.

Siamo giunti alla terza scheda del nostro libretto, intitolata “Nell’educazione dei figli”. Lo spunto dato per la riflessione sono i versetti 39-40 e 51-52 del capitolo 2 del Vangelo di Luca: questi due brani non raccontano per intero una vicenda ma sono la parte finale di due momenti della vita di Gesù bambino, ed entrambi si concludono affermando che “Gesù cresceva e si fortificava in sapienza età e grazia”.
La riflessione ha evidenziato che nei Vangeli si parla di Gesù appena nato, di quando aveva 8 giorni di vita ed è stato presentato al tempio, e di quando, a 12 anni, si è recato coi suoi genitori a Gerusalemme e lì lo hanno perso di vista per tre giorni.
Poi si riparla di lui solo quando ha inizio la sua vita pubblica, col battesimo di Giovanni nelle acque del Giordano, quando ha ormai 30 anni.
Di Gesù bambino, ragazzo, adolescente e giovincello non si sa praticamente nulla, si dice solo che cresceva in età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Tutto ci fa pensare che si comportasse come tutti gli altri bambini della sua età, che giocasse con gli amici, che andasse a scuola, che lavorasse col padre nella falegnameria … probabilmente avrà fatto anche lui i suoi capricci, avrà avuto delle incomprensioni, sarà stato rimproverato dai suoi genitori, proprio come succede in tutte le famiglie.
Nel nostro incontro è emerso che i figli sono un dono per noi, e quindi dobbiamo avere cura di questo dono, perché lo dobbiamo restituire, dobbiamo farlo fruttare e per fare ciò dobbiamo dar loro “radici” e “ali”, la vita e l’esempio: dobbiamo aiutarli a trovare la loro strada.
Dai vari interventi è emerso come i figli ti possono sorprendere, senza che tu te ne sia veramente accorto, loro hanno colto nel tuo modo di vivere le cose che più contano e le hanno conservate come esempio.
C’è chi si è detto un po’ deluso perché sembra che le sue aspettative, nei figli non le vede realizzarsi, ma poi ammette che non dobbiamo aspettarci che loro la pensino esattamente come noi.
Qualcuno ha detto che qualora noi genitori non riuscissimo ad essere buoni educatori per i nostri figli, ci saranno anche altri che li aiuteranno, è per questo che serve una “comunità educante” nella quale essere inseriti.
C’è anche chi ha ricordato che Maria e Giuseppe avevano perso Gesù a Gerusalemme e per prima cosa l’hanno cercato nella carovana (comunità).
In questo incontro sono emerse le differenze fra chi ha i figli più piccoli o adolescenti, con tante preoccupazioni o dubbi, e chi li ha più grandi, che ormai hanno già fatto le loro scelte di vita: proprio da questi ultimi è uscito il pensiero che “ci sono cose dei figli che noi non possiamo nemmeno sognare: su di loro c’è un progetto più grande … i figli sono sempre in cammino, al di là di quello che noi vediamo … loro stanno percorrendo la loro strada: dobbiamo avere fede!”.

La conclusione dell’incontro ha trovato la sua sintesi nella frase finale della scheda:
Come Maria e Giuseppe dobbiamo crescere nella consapevolezza che la nostra
vocazione di genitori consiste nell’accompagnarli – con amorevolezza e rispetto della loro identità – lungo il cammino della vita, incoraggiandoli affinché trovino la loro strada (vocazione) e la felicità”.

 

Il gruppo Famiglie